lunedì 6 settembre 2010

Geografia della lapidazione

DOVE AVERE IL PISELLO CONTA

LAPIDAZIONE

Il rapporto di Amnesty International  fornisce un ampio quadro delle esecuzioni eseguite tramite lapidazioni.  Pena di morte che resta in vigore in moltissimi paesi.  Iran, l’Arabia Saudita,  gli Emirati Arabi Uniti, la Nigeria, il Pakistan, il Sudan, lo Yemen, il Bangladesh. Nella provincia di Aceh , Indonesia, la lapidazione è stata introdotta nel 2009.  Ma anche i talebani in Afghanistan  hanno eseguito lapidazioni , Amnesty ha avuto notizie della lapidazione di una coppia  uccisa il 15 agosto 2010 al nord dell’Afghanistan da loro riconquistato. Altri orrori simili sono stati compiuti da uomini di religione locale negli anni 2005 e 2007.

Una morte atroce, quella per lapidazione, regolata dagli articoli 102 e 104 del codice penale iraniano. “La donna deve essere sepolta in piedi sino al seno. Le pietre con le quali deve essere colpita alla testa non devono essere né troppo grandi, perché la ucciderebbero subito, né troppo piccole”

Una pena che ha lo scopo di infliggere dolore e una lenta sofferenza, sino alla morte.

Secondo Azadeh Kian Thiebaut, specialista della società iraniana, presso il Centro nazionale delle ricerche (Francia): “le donne sono punite di più perché i giudici ritengono che andando contro la legge, appannino l’immagine di purezza della donna musulmana. Di fronte all’adulterio la popolazione femminile è particolarmente fragile. Se il marito può invocare un matrimonio temporaneo, che gli permette di contrarre una relazione “ufficiale” che può andare da alcuni minuti a 99 anni con qualsiasi donna, la coniuge, accusata di adulterio finirà sotto la frusta del giudice oppure al peggiore dei casi all’uncino di una gru. Poiché in Iran, l’inesattezza è un crimine suscettibile della pena di morte”.

Una storia esemplare accaduta nel 2007 in Somalia: Aisha Ibrahim Duhulow aveva 13 anni. E’ stata lapidata il 27 ottobre 2008 da un gruppo di 50 uomini. L’esecuzione è avvenuta all’interno di uno stadio della città meridionale di Chisimaio, in Somalia, di fronte ad un migliaio di spettatori.

Aisha  era arrivata a Chisimaio tre mesi prima, proveniente dal campo profughi di Hagardeer, in Kenya. Nella città portuale somala, Aisha è stata stuprata da tre uomini e si era rivolta ai miliziani di “al Shabab”, che controllavano la zona, per avere giustizia.

La sua denuncia aveva ottenuto come risultato l’arresto, l’accusa di adulterio e la lapidazione.  Nessuno dei tre stupratori è stato arrestato. Un uomo , che si è qualificato come lo sceicco Hayakalah, ha dichiarato  a Radio Shabelle, un’emittente somala:  “Lei stessa ha fornito le prove, ha confessato ufficialmente la sua colpevolezza e ci ha detto che era contenta di andare incontro alla punizione della legge islamica”.

Secondo testimoni oculari, invece, raggiunti da Amnesty International, Aisha ha lottato contro i carnefici ed è stata trascinata a forza nello stadio. Qui la ragazza è stata interrata e i 50 uomini addetti all’esecuzione hanno iniziato a colpirla, usando le pietre appena scaricate da un camion. Ad un certo punto è stato chiesto ad alcune infermiere di verificare se la ragazza fosse ancora viva; fatto ciò, la lapidazione è ripresa fino alla morte della bambina.

Sono le donne ad essere condannate a morire per lapidazione, spesso a causa del diverso trattamento che subiscono davanti alla legge e nei tribunali, in aperta violazione degli standard internazionali sul giusto processo.

Sono, in particolar modo vittime di processi iniqui, perchè meno istruite rispetto agli uomini e per questo motivo indotte più facilmente a firmare confessioni di crimini mai commessi. Confessioni spesso ottenute sotto tortura.  Inoltre, la discriminazione cui vanno incontro, in altri aspetti della loro vita, fa sì che siano più soggette a condanne a morte, per adulterio.

(Fonte: l’Unità)

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