Siria ed estremismo religioso, una relazione a due facce
di Pierpaolo Ciancio*La Siria rincorre la secolarizzazione della società. Dal 2008 il governo ha avviato un lento processo di controllo e corrosione dell’estremismo islamico, che ha subìto un’impennata durante la passata estate.A conclusione di un periodo di apparente ininfluenza dei conservatori islamici seguito all’attacco di Hafez al-Assad sferzato ai Fratelli Musulmani nel febbraio 1982 (culminato con l’assedio della città di Hama costato la vita a decine di migliaia di persone), la mano dell’estremismo è tornata cruente sulla scena nel settembre 2008, con un’autobomba esplosa a Damasco costata la vita a 17 persone.“La bomba è stata il detonatore, ma la pressione era già stata innescata”, ha dichiarato al New York Times Peter Harling, analista dell’International Crisis Group. “Dopo un periodo di calma con i gruppi islamici, il regime apre un periodo di controllo e repressione. E’ la risposta data alla sfida lanciata dall’islamizzazione della società siriana”.Durante l’estate il governo ha proibito l’uso del niqab e del velo durante le lezioni universitarie, ribadendo in modo chiaro l’estraneità dell’islamismo ortodosso dalla società siriana: a più di mille insegnanti sono stati fatti presenti dalle autorità i doveri amministrativi. In primavera ai membri del Qubaisiate, influente gruppo islamico femminile, è stata imposta la sospensione di attività quali la predicazione nelle moschee o l’insegnamento della legge islamica.Gruppi impegnati nei diritti umani ricordano che il giro di vite di Damasco ha esacerbato i toni dell’oppressione religiosa: gli islamisti sono esclusi da qualsiasi arena politica e parecchi militanti vittima di detenzioni arbitrarie.I conservatori non hanno rilanciato per il momento una controffensiva sociale, ma un imam sospeso senza motivazione nel 2008 teme che la politica del governo possa istigare i gruppi radicali: “Ora gli islamisti hanno evidenti ragioni per lamentare l’antagonismo del governo a danno dei musulmani”.Le scelte di Bashar al-Assad vanno lette alla luce del labile equilibrio sociale del paese, che vede una maggioranza sunnita governata da una minoranza alawita. Senza per questo dimenticare le scelte geo-politiche di Damasco, a sostegno dei gruppi islamici più in vista.“Quello che hanno nutrito e promosso, ora sentono la necessità di rompere”, è il commento di Hassan Abbas, ricercatore siriano.Alcuni analisti siriani interpretano le recenti politiche di Damasco come una prima concessione alle richieste avanzate da Stati Uniti ed Unione Europea di isolare Teheran ed i gruppi islamisti più estremisti della regione, come Hezbollah in Libano e Hamas in Palestina.I funzionari di governo di Damasco, tuttavia, ribadiscono che la posizione assunta dal governo in materia religiosa non inficia l’assetto in politica estera, sottolineando il pieno sostegno ai gruppi islamici stranieri in chiave anti israeliana.
* per Osservatorio Iraq[21 settembre 2010]
mercoledì 22 settembre 2010
Doppio binario siriano
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