mercoledì 17 novembre 2010

Via i cristiani locali, dentro i cristiani globali

L’attivismo dei cristiani evangelici nel Kurdistan iracheno

26/10/2010

Original Version: النشاط الإنجيلي في كردستان العراق

L’uccisione del missionario americano (presbiteriano) Cumberland nella città di Dahuk, per mano di Salim Mustafa Agha al-Bisvki al-Duski il 12 giugno 1938, lasciò una traccia profonda nella coscienza popolare curda e portò allo stesso tempo all’interruzione dell’attività dei missionari cristiani nella regione di Dahuk fino a dopo la ribellione curda del 1991, quando i partiti curdi laici presero le redini del potere nel Kurdistan iracheno e l’amministrazione centrale irachena si ritirò dalla regione.

A quel punto i missionari evangelici americani ed europei tornarono nel Kurdistan iracheno avviando operazioni di aiuto e di sostegno di cui il popolo curdo aveva estremo bisogno, a causa dell’assedio internazionale imposto all’Iraq e dell’assedio iracheno imposto ai curdi. Essi ripresero però anche attività missionarie che richiamarono alla mente quelle di Cumberland e dei suoi colleghi. Alcuni curdi cominciarono ad abbracciare la fede cristiana senza timori, malgrado alcune forme di opposizione da parte dei partiti islamici curdi e dell’Unione dei dotti religiosi islamici, a cui bisogna aggiungere l’opposizione del Movimento Democratico Assiro e di alcune chiese caldee e siriache.

Il ricordo dell’uccisione del missionario americano Cumberland da parte di Salim Mustafa al-Bisvki è tuttora vivo nella memoria dei musulmani curdi. Perciò quando i nuovi missionari giunsero nel Kurdistan iracheno nel 1992, dopo la guerra del Golfo, furono estremamente cauti poiché temevano di essere eliminati. Essi non si erano resi conto che la società era cambiata, e che negli anni successivi alla morte di Cumberland si erano verificati cambiamenti politici, sociali e culturali.

Le idee laiche erano penetrate nella società curda così come nel resto delle società islamiche che la circondavano. Inoltre, i partiti curdi laici di ogni orientamento – nazionalista, socialista, e marxista – ebbero un ruolo molto importante nel rafforzare valori ostili all’Islam, inteso sia come religione che come sistema di vita, soprattutto dopo che avevano preso le redini del potere in Kurdistan dopo il 1992.

Le chiese evangeliche in Kurdistan

In conseguenza di ciò, furono fondate per la prima volta nel Kurdistan iracheno chiese straniere con diverse denominazioni evangeliche, subordinate alle loro autorità americane ed europee – battiste, presbiteriane, metodiste, episcopali – all’ombra della globalizzazione, della democrazia e dei diritti umani annunciati dagli Stati Uniti d’America e propagandati dai mezzi di informazione.

Alcune di queste chiese erano sostenute da “veterani” americani del movimento evangelico mondiale, come il missionario americano Franklin Graham, uno tra i maggiori sostenitori del presidente Bush. Suo padre Billy Graham è il fondatore della più grande istituzione missionaria evangelica del mondo.

Nelle tre province del Kurdistan furono create anche librerie specializzate per la vendita della Bibbia, e di libri missionari cristiani redatti in gran parte da autori americani e tradotti da arabi di fede evangelica, soprattutto egiziani e libanesi. Vi erano anche libri evangelici tradotti in lingua curda e nei dialetti curdi del nord e del sud.

Molti di questi libri parlano della presunta conversione al cristianesimo di alcuni musulmani provenienti da paesi del Golfo come l’Arabia Saudita, considerata la roccaforte dell’Islam. Vi sono poi libri come quello intitolato “Il prete e il Profeta”, del missionario Abu Musa al-Hariri (anche noto come Joseph Azzi, originario della regione di Hama, in Siria). Vi sono inoltre tre scuole americane – una in ciascuna provincia curda – adiacenti ad alcune di queste chiese, la cui missione è creare una nuova generazione curda costruita sulle fondamenta del liberalismo e del “dialogo fra le religioni”. Al loro interno si tengono lezioni sulla Bibbia e sulla storia dei curdi dal punto di vista dei cristiani.

Le attività delle chiese evangeliche nel Kurdistan iracheno ricordano entro certi limiti le loro attività alla metà del XIX secolo per creare l’Università Americana di Beirut. L’obiettivo sarebbe quello di creare una nuova generazione curda che fondi i suoi valori sui principi della civiltà occidentale, che in molti punti si incontrano con quelli della civiltà islamica. Ma questi missionari suscitano anche gli stessi sospetti suscitati dagli orientalisti occidentali. Essi hanno cercato quindi di riformulare questi principi, diffondendoli tra le nuove generazioni curde come se fossero concetti nuovi, nella loro lingua e nei loro dialetti, con l’obiettivo di allontanarle dallo spazio culturale arabo e islamico.

Ultimamente è stata fondata un’università americana nella città di Sulaymaniyya e sono state raccolte donazioni per costruire gli edifici dell’università attraverso il sostegno del presidente iracheno Jalal Talabani. Donazioni di milioni di dollari sono state fatte dalle personalità più facoltose della città.

Molte delle pubblicazioni evangeliche giungono nel Kurdistan dai principali centri evangelici di Amman, del Cairo e di Beirut. In paesi come la Giordania, l’Egitto ed il Libano gli evangelici hanno estese attività di scrittura e traduzione di testi, e di organizzazione di conferenze in club culturali e su canali satellitari. Alcune di queste stazioni televisive hanno la propria sede a Cipro. Prima della caduta di Baghdad per mano degli americani, la gran parte delle pubblicazioni che giungevano in Kurdistan proveniva invece dalla Germania e dalla Turchia.

Gli evangelici spesso appoggiano Israele con tutte le proprie forze. Non c’è nulla di sorprendente in questo. La maggioranza degli evangelici appartiene infatti al movimento sionista cristiano, che ha preceduto il sionismo ebraico nel tentativo di creare una patria nazionale per gli ebrei in Palestina. Pertanto, le organizzazioni missionarie evangeliche sono come gli “occhi di Israele” nelle regioni in cui sono presenti. Alcune personalità legate al Movimento Democratico Assiro, ed alcuni padri delle diverse chiese evangeliche irachene sono stati accusati di essere spie al servizio di Israele, e di essere giunti nella regione per creare spaccature fra i musulmani e i cristiani iracheni che hanno convissuto pacificamente per centinaia di anni.

La stampa curda ha confermato che diverse centinaia di curdi sono stati convertiti al cristianesimo per mano della Chiesa evangelica in Kurdistan, anche se pare che le dimensioni del fenomeno siano state leggermente esagerate. Alcuni curdi potrebbero aver aderito al cristianesimo per ragioni materiali, a causa delle privazioni di cui essi hanno sofferto a seguito dell’assedio internazionale e di quello iracheno. Aderendo al cristianesimo, alcuni curdi speravano di emigrare in America o in Europa grazie alle organizzazioni evangeliche.

Il 7 aprile 2006 la chiesa evangelica curda di recente fondazione tenne la sua terza conferenza ad Erbil, con la partecipazione di oltre 1.000 curdi cristiani neoconvertiti. Le reazioni furono contrastanti. All’incoraggiamento di alcuni fecero da contraltare la condanna dei movimenti islamici e le crescenti critiche da parte di personalità di spicco della società.

Le conferenze degli evangelici vengono organizzate periodicamente più volte all’anno in città come Dahuk, Erbil, Sulaymaniyya, ecc..

Le idee comuniste si sono diffuse da più di ottant’anni in Iraq in generale, ed in Kurdistan in particolare, ma i movimenti marxisti non sono riusciti ad influenzare la fede della popolazione. In ogni villaggio curdo la moschea veniva costruita prima ancora di costruire le case. Mettere in dubbio l’Islam era tabù per i curdi. Non praticare la preghiera e il digiuno creava problemi e tensioni fra i membri di una stessa famiglia. Ma ora qualcuno sembra spingere i curdi a convertirsi al cristianesimo e ad abbandonare la religione dei propri padri.

Una campagna di condanna della cristianizzazione dei curdi iracheni

Il Movimento Democratico Assiro (cristiano) in Iraq ha espresso timori per le conseguenze negative derivanti dalle attività in corso nel Kurdistan iracheno per cristianizzare i curdi musulmani. In un comunicato congiunto con l’Unione Islamica del Kurdistan, il Movimento ha espresso la propria condanna “di qualsiasi tentativo provocatorio di cristianizzazione in Kurdistan”.

Il comunicato ha affermato che la convivenza pacifica – dal punto di vista religioso e nazionale – fra musulmani, cristiani, caldeo-assiri e curdi ha salde radici storiche fondate sul rispetto delle religioni, sulla fratellanza, sulla patria comune, e sulla cooperazione per realizzare gli interessi condivisi. Esso ha dichiarato che è emerso ultimamente “un movimento estraneo giunto nel paese dall’estero in nome dell’evangelizzazione dei curdi musulmani, e addirittura della rievangelizzazione dei cristiani”. Il comunicato ha sottolineato che queste pratiche risultano provocatorie sia per i musulmani che per i cristiani nella regione, creano tensioni, sono dannose per la reciproca convivenza, “e non è escluso che possano essere strumentalizzate dai gruppi terroristici”. Nella parte finale del comunicato, il Movimento Democratico Assiro e l’Unione Islamica del Kurdistan hanno chiesto alle autorità ed alle istituzioni di vietare queste pratiche irresponsabili “allo scopo di preservare l’unità del nostro popolo”.

Per la prima volta è stata fondata una chiesa evangelica curda nella città di Erbil, amministrata da pastori curdi. Essa ha cercato di fondare proprie filiali nelle principali città curde. E questo è ciò che è avvenuto nelle città di Dahuk e Sulaymaniyya. Inoltre è stata fondata una Lega delle chiese evangeliche nelle tre città principali, e sono emersi contrasti tra i curdi convertitisi al cristianesimo evangelico e i cristiani evangelici provenienti dalle confessioni cattolica, nestoriana e ortodossa, su chi debba assumere la presidenza di questa Lega.

Le chiese evangeliche in Iraq sono supervisionate da missionari evangelici americani ed europei, appartenenti ad esempio alla Conferenza delle Chiese Evangeliche Europee, o alle organizzazioni americane World Mission Alliance, Healing Tree International, ecc., o all’olandese Salt Foundation. Queste organizzazioni hanno a prima vista uno scopo umanitario, ma di fatto operano per destabilizzare i valori islamici, cercando di instillare negli intellettuali curdi l’idea che l’Islam sia la causa dell’arretratezza del Kurdistan!

Il governo locale ha concesso terreni a questi missionari per costruirvi le loro chiese, ed ha fornito alle loro organizzazioni i permessi per costruire istituti, scuole e biblioteche, e per stampare i loro libri in arabo e in curdo. Per altri versi, vi sono organizzazioni missionarie che cercano in tutti i modi di esercitare pressioni sugli organi legislativi ed esecutivi, e sulle organizzazioni della società civile in Kurdistan, affinché cambino la legislazione sullo statuto personale, che è fondata sulla legge islamica.

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