Guantanamo resta aperto
Il Manifesto, 10 Dicembre 2010
L’INGRESSO DEL CAMPO DI PRIGIONIA DI GUANTANAMO /FOTO REUTERS
STATI UNITI - La Camera approva un testo che blocca fondi per spostamenti detenuti
Ennesimo smacco per Obama, che aveva promesso la chiusura
Prima Guantanamo, poi le tasse. Le promesse obamiane sembrano sgretolarsi una dopo l'altra, tradite dalle paure dei democratici, sempre più deboli nei loro distretti e, dall'anno prossimo, nelle aule del parlamento di Washington, ridisegnate dalle elezioni midterm del 2 novembre.
La Casa Bianca avrebbe voluto chiudere il carcere cubano quest'anno. Un'idea quasi del tutto seppellita, visto che i deputati hanno approvato una finanziaria che prevede il blocco dei fondi per lo smantellamento della prigione voluta da George W. Bush. Il testo, in particolare, vieta il trasferimento negli Stati Uniti di uno dei più noti detenuti, Khalid Sheikh Mohammed, considerato la mente dell'11 settembre. Il documento, inoltre, impone che «nessun fondo fornito al ministero della giustizia da questa o altre leggi possa essere utilizzato per acquisire prigioni (sul suolo americano) per detenere persone che sono incarcerate alla base navale di Guantanamo».Nella baia si trovano ancora 174 presunti terroristi. Una trentina di questi dovrebbero comparire di fronte ad un giudice. La sorte degli altri è ancora lasciata al caso: forse saranno riportati nei paesi d'origine, forse no. Il presidente Obama avrebbe voluto spostare i carcerati in Usa, cancellando uno dei simboli più infausti del potere e dell'arbitrarietà statunitense, trasferendo i processi nelle aule di tribunale di Manhattan. La Camera ha dato un primo stop, e il Senato potrebbe fare altrettanto.
Tutto diventa più difficile, insomma. Il dicastero della giustizia, che segue l'organizzazione dei processi, si è lamentato per la decisione dei parlamentari. «Il Congresso - ha detto il portavoce Matthew Miller - non dovrebbe limitare gli strumenti a disposizione dell'esecutivo per portare i terroristi di fronte alla giustizia e per far avanzare gli interessi della nostra sicurezza nazionale».
Lo stesso guardasigilli Eric Holder ha scritto ai leader del Senato chiedendo di non approvare il testo dei deputati, giacché esso «restringe in maniera poco saggia le capacità dell'esecutivo di perseguire i presunti terroristi nelle corti federali o nelle commissioni militari degli Stati uniti, e riduce le capacità dell'esecutivo di incarcerare coloro che sono incriminati in tali tribunali». La palla passa ora a Harry Reid, capo dei senatori democratici, e Mitch McConnell, suo omologo repubblicano.
Portare i presunti terroristi sul suolo americano, fuori dalle famigerate corti militari di Bush, potrebbe essere rischioso per la popolarità dei parlamentari. In una recente sentenza - la prima per i detenuti trasferiti negli Stati uniti - Ahmed Ghailani è stato scagionato da tutti e 285 i capi di imputazione tranne uno: ora gli americani temono una serie di processi che, a loro parere, non porteranno giustizia contro al Qaeda.
La finanziaria approvata dalla Camera, con 212 sì e 206 no, stanzia 1,2 trilioni di dollari. Nessun repubblicano l'ha appoggiata. Pure trentacinque democratici - staccandosi dalla linea del partito - non l'hanno votata. Il pacchetto prevede più soldi agli organi di controllo di banche ed investimenti, per evitare nuovi crack.
La Sec, la Consob americana, avrà a disposizione 1,3 miliardi di dollari, il 13% in più rispetto all'anno scorso. Stessa storia per la commissione per il commercio dei titoli future, che avrà 261 milioni contro i 169 dell'anno scorso (aumento del 55%). Obama può incassare anche i finanziamenti per il trattato per la riduzione degli arsenali nucleari di Usa e Russia e soldi a favore dell'istruzione, una delle priorità della Casa Bianca.
Ma un'altra architrave della proposta obamiana rischia di spezzarsi: il fisco. Negli ultimi mesi il dibattito si è concentrato sulle tasse basse inaugurate da George W. Bush. Inizialmente i democratici le volevano mantenere soltanto per i più poveri, mentre i repubblicani spingevano per un'estensione incondizionata. La linea tra le due classi è tracciata su un reddito familiare di 250 mila dollari all'anno. Obama aveva detto di volere tasse basse soltanto per chi ha entrate minori, ma lo scenario politico adesso non lo aiuta, e così si deve piegare alla richieste repubblicane, accordandosi su un'estensione incondizionata per i prossimi due anni e ottenendo, in cambio, garanzie supplementari sui sussidi per la disoccupazione.
I colleghi di partito di Obama, però, non hanno accettato il compromesso della Casa Bianca. Nancy Pelosi, la speaker della Camera (sino a fine dicembre, dopodiché sarà sostituita da un repubblicano), è stata chiara: così com'è, l'accordo non si può votare. Anche il suo omologo al Senato, Harry Reid, ha fatto capire che servono trattative e modifiche.
martedì 21 dicembre 2010
Guantanamo eterna
via rete-eco.it
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento