martedì 14 dicembre 2010

A casa mia gli arabi non ce li voglio

L’appello di 50 rabbini ai fedeli: “Non affittate le vostre case ad arabi e immigrati”

7 dic

Gli appelli ora si moltiplicano. E se prima si trattava solo del suggerimento di qualche leader religioso locale, ora la questione si fa più seria. Perché una cinquantina di rabbini, capi religiosi di grandi città e piccoli villaggi d’Israele hanno firmato una pubblica presa di posizione contro la vendita o l’affitto di immobili a cittadini arabi e lavoratori stranieri.

I firmatari – «tutti stipendiati dallo Stato», come fanno notare le edizioni online di tutti i giornali – citano versetti religiosi per sostenere che «le leggi religiose ebraiche includono precisi divieti contro l’affitto di immobili a gentili» e avvertono che «chi dovesse violare questo divieto, anche dopo ripetuti ammonimenti, rischia di essere ostracizzato dalla sua comunità».

(foto Reuters)

Tra le ragioni del divieto i rabbini citano i matrimoni con non ebrei che «sono un peccato e offendono il nome di Dio». Lo stile di vita di chi professa un’altra religione, scrive l’appello, «è differente da quello degli ebrei e tra i gentili ci sono anche quelli che ci hanno perseguitato e ci hanno resto la vita impossibile».

I rabbini hanno poi avanzato anche ragioni economiche per rinforzare l’appello: «L’affitto di una casa a un gentile ha causato la perdita di valore delle case dei vicini». I promotori dell’iniziativa hanno detto di essersi rivolti volutamente ai rabbini capo municipali e non a quelli le cui posizioni di estrema destra sono note proprio per sottolineare che non si tratta di una posizione politica, ma religiosa.

Nel frattempo, subito dopo la pubblicazione dell’appello, i parlamentari della Knesset Ilan Gilon (Meretz, sinistra) e Ahmed Tibi (Ra’am-Ta’al, partito arabo-israeliano) hanno chiesto di cacciare i rabbini dalla guida religiosa delle relative città e di perseguirli per istigazione all’odio razziale.

Leonard Berberi

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